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martedì 30 marzo 2010
Elogio della fatica
Storie dal Camino Austral: sento chiaramente tutte le fibre del mio corpo tendersi un'altra volta, l'ennesima volta , l'ha già fatto mille e mille volte. Una pedalata dietro l'altra, senza fretta, senza timore. Sento fortemente il sangue che scorre nelle vene, veloce, caldo. Odo il cuore che batte forte e sicuro, stanco ma sempre pronto a tutto. Sono nove ore che pedalo oggi, non c'è stato riposo, pausa, se non per cibarsi. Tanta la salita fatta, salita dura, ripida e difficile. Altrettanta è stata la discesa, acciottolata e traditrice, sospettosa e pericolosa. Il divino Pluvio ha mandato sulla terra una quantità di pioggia incredibile. Sento gli indumenti esterni bagnati dall'acqua, quelli interni madidi di sudore. Tra due ore c'è un traghetto da prendere, non posso perderlo, il prossimo sarà tra molti giorni. Mancano trenta km... non ci dovrebbero essere problemi. Mai però, cercare di 'governare' le leggi patagoni. Infatti ecco la sorpresa: gli ultimo trenta km sono di salita, e una salita pesante e ripida, tutta di 'ripio' e di pioggia. La mente e il corpo hanno un sussulto, un attimo di cedimento, sono titubanti, 'non ce la faremo mai' gridano. Arriva in soccorso l'esperienza, la voglia di soffrire ancora, la voglia di gettare il cuore avanti. Forza, forza, uomo, una pedalata dopo l'altra. E la fatica diviene regina incontrastata. E l'uomo diventa una rosa, con petali e bocciolo centrale. La fatica ti toglie un petalo dopo l'altro, una certezza dopo l'altra, la senti sempre più prepotente, e ogni minuto che passa un petalo cade. E i petali sono tutte le leggi che la società ti ha imposto, che gli altri ti hanno imposto, che tu stesso ti sei dato. Tutto lentamente cede, i petali se ne vanno, rimanendo macchie colorate nella scura Carrettera. Piano piano si arriva al bocciolo centrale, la fatica continua, lacerante e crescente. Le gambe urlano la propria stanchezza, il corpo vuole fermarsi e la mente lo stesso. E' allora il bocciolo centrale, quello primitivo, ora scoperto, a prendere il comando: "Avanti, avanti! Senza timore, serrare le file, proteggere i fianchi!" Eccolo lì il bocciolo centrale, la parte più pura dell'anima umana, la parte vera, quella non toccata dai dogmi della società e del mondo costituito. Eccolo lì puro e candido, pronto ad andare avanti. Ci siamo, ecco la cima, e ora giù in discesa, tra buche e sassi, tra acqua e massi. D'improvviso arriva il mare, prima colpisce con l'odore, poi con il colore, ecco il mare, ecco il traghetto... siamo arrivati, siamo arrivati in tempo.
Foto di Paolo e nino
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4 commenti:
Grazie per questa descrizione della fatica. In altro contesto, certo, ma simile...
Ti mando una spinta e pedalo qui un po' con te dall'altra parte. Buona Pasqua! ciao! :-)
Ci sono due modi di correre: correre per arrivere e correre per arrivare in tempo.
Il secondo è estremamente più impegnativo ma è quello che alla fine ti rimane dentro e si ricorda.
"Difficile" è soltanto quello che non abbiamo ancora imparato a fare.
(Sogna Sottovoce)
UN'ALTRA SALITA
La terra ti ha regalato il suo respiro.. Ramingo ..
e ti ha nutrito con il fuoco del coraggio.
Hai lasciato che l'acqua ti pulisse dalla mente ogni dubbio..
così che il vento sospingesse il tuo cuore più avanti.
Guarda la salita ...Ramingo ..
La tua vita non è forse una continua salita?
Il tempo ti porterà una distesa azzurra ..
Il tempo poi ti porterà una valle fiorita.
Ma poi tornerai a guardare un'altra salita.. Ramingo ..
un'altra salita.. e ti lascerai alle spalle la tua valle fiorita.
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