Qui è riportato il 'simbolo' del viaggio. Grazie a Cecilia per il disegno.

Transamerica 2009

Transamerica 2009
Questo è il percorso della 'Transamerica 2009', che potrà subire variazioni dettate da condizioni atmosferiche e psico fisiche. E non rifiuterà altri mezzi di trasporto.

Patrocini e collaborazioni

Patrocini e collaborazioni

domenica 31 gennaio 2010

Un meccanico mi disse.

Nella penultima tappa, Rio Grande-Tolhuin, prendo una grossa buca.. che non vedo.... foro e comprometto la centratura della ruota posteriore gia' provata da quasi 5000 km di strada,
Arrivo a Tohluin e vado da un meccanico, anche se sicuramente Va Lentina avrebbe resistito agli ultimi 110 km. Quando la vado a riprendere il meccanico mi chiede cosa faccio, cosa e' importante per me... gli rispondo che ultimamente ho lavorato in un centro per disabili... Lui dopo un po', cosi' mi dice: "Dio ti ha dato l'opportunita' di vedere e conoscere la Patagonia e la Tierra del Fuego... Dio ti invita a lavorare qui... in questi luoghi, pensaci hermano"
Cosi' mi disse un meccanico a Tolhuin.

venerdì 29 gennaio 2010

Viaggio emozionale e viaggio "datale"

Credo che ci siano molti tipi di viaggio, in questi tempi ne ho conosciuti due: quello 'datale', passatemi la parola, che ha i suoi estremi nella data di partenza e in quella di ritorno e quello 'emozionale', che inizia e finisce per conto proprio.
Gia' in Brasile e in Mozambico sentii che il viaggio era terminato da agenti atmosferici e dalla Croce del Sud. In Brasile fu il vento, mentre ero su una spiaggia solitario, attorniato da palme e altri alberi ad indicarmi la via di casa. In Mozambico una notte ando' via la luce, e il cielo africano si mostro' in tutta la sua bellezza, cercai il' Cruzeiro du Sur' e per la prima volta non lo vidi, capii che era ora di lsciare quella terra.
Qui il viaggio emozionale e' finito poco dopo esser entrato nella Tierra del Fuego, da alcuni giorni sentivo dei segni leggeri che dicevano che la fine del viaggio era prossima, la certezza e' venuta da un guanaco. Percorrevo un lungo rettilineo, d'improvviso questo animale salta una recinzione ed entra nella strada, si ferma a poche decine di metri da me, che pedalo tranquillo, non si sposta, sta li', e si volta verso la mia direzione. Ho il tempo di fermarmi, guardarlo negli occhi, fotografarlo, guardarlo di nuovo, a lungo, e capire che e' ora di tornare a casa, il viaggio e' finito, li' davanti a quell'animale mansueto ed elegante. Il guanaco mi dice, chiaramente, "torna a casa, uomo, la tua terra e' lontata, vai via".

Lo specchio riflette...


Passeggiando tranquillo nelle vie di Ushuaia, in un giorno di pioggia che sa di neve, incontro una vetrina quasi di specchio, e per la prima volta dopo piu' di 70 giorni guardo attentamente la figura riflessa. I capelli ormai lunghi, senza ordine, 'capitanati' dal vento e dalla pioggia, la barba non piu' tagliata dal 18 novembre, presenta tre colori, i baffi, biondi, i peli sulle guance, castano scuro, quelli ai lati del mento, bianchi... per non dimenticare che non sei piu' un ragazzino. Il viso bruciato dal sole e dal vento con ai lati degli occhi delle strane righe non abbronzate. E sotto i vestiti, senti gambe piu' muscolose e torace, spalle e braccia meno forti. Un corpo che e' cambiato.
Ma forse quello che e' piu' cambiato e' la mente, e' l'anima, e' l'anima-animale. Ora il segno di Caino e' leggermente sopito. Ma tra qualche tempo, bastera' un tramonto, bastera' una costellazione, bastera' il sorriso di una bambina, bastera' un soffio di vento per scoprire brace ardente sotto la cenere e sentire la necessita' di ripartire.

giovedì 28 gennaio 2010

Magnino e' arrivato ad Ushuaia.


Da Rio Grande, dove mi sono fermato due giorni, e dove ho conosciuto Federico un ragazzo di Brescia, sono ripartito e dopo 210 km circa arrivato ad Ushuaia. La prima tappa e' arrivata a Tolhuin, e non e' stata dura, se non per una foratura, la prima e unica, dato che ho camere d'aria che possono reggere 15-20 forature, un po' di vento, sole e una breve grandinata.
Da qui ho proseguito in compagnia dei due coniugi argentini incontrato giorni fa.
L'ultima tappa e' stata leggermente faticosa, un po' di pioggia, un po' di salita, un po' di vento... ma ormai Ushuaia era vicina vicina.
Dopo 70 giorni, 5000 km, sono ad UShuaia, un grazie a tutti coloro che mi sono stati vicini.

domenica 24 gennaio 2010

Il vento patagone.







Cerro Sombrero-Cullen, 50-60 km, la strada e' di ripio (sterrato), in questo tratto di carrettera si consuma forse una delle giornate piu' dure, se non la piu' dura, di tutto il pellegrinaggio. Il vento si fa sentire quasi subito, ma e' alle mie spalle, poi la strada gira verso est, e inizia la fatica, il vento si intensifica, forti raffiche mi arrivano dal lato destro, mi spostano al centro della carreggiata, all'improvviso, con violenza, con forza, e' difficile stare 'in piedi', vento e buche rendono precario l'equilibrio. Non e' facile descrivere a parole quello che si prova in quei momenti, il rischio e' alto, si puo' cadere in ogni istante, il rumore del vento e' assordante, e credetemi quando dico assordante, la sua forza e' a me sconosciuta, debordante ed incredibile. Ed e' in quei momenti che li vedi tutti i tuoi fantasmi, i tuoi demoni ti vengono a cercare, li vedi, sono a pochi metri da te, librati a mezz'aria, e ridono di te, sghignazzano, ti dicono brutte parole, ti dicono che non arrivarai alla fine, che sei un pazzo, e che non dovevi andare in Patagonia a cercarli.
E tu sei li', piccolo uomo ora barbuto, con tutto te stesso che lotta contra i venti, contro i demoni, contro se stesso. E capisci che non si puo' andare avanti, troppo il rischio, troppo forti le raffiche, il buon senso parla chiaro, e lo ascolti. Cullen e' vicino, e' dietro l'angolo, e anche se non e' fine tappa e' una meta intermedia, gia' preventivata in caso di vento forte. E arriva, Cullen, gli ultimi metri li faccio a piedi, e il vento fa cadere la bici tre, quattro, cinque volte, una volta mi impenna la ruota davanti, mi ferma, non mi fa andare avanti, gli ultimi cento metri a piedi sono durissimi. Cullen e' una stabilimento dove si lavora il gas, c'e' un gabbiotto di controllo con due guardie dentro, e' li' che trovo rifugio, dove Patriçio e Alvaro mi danno caffe' e latte e il gestore del distributore un grosso panino. E poi telefonano al capo del centro per farmi pernottare... mi danno cena, una comoda camera, la colazione e cibo per due giorni di viaggio. straordinaria la solidarieta' di questi uomini. Un grazie anche a Luis e Alexis. E' da loro che scopro che il vento oggi, soffiava dagli 80 ai 100 km orari.
La mattina dopo riparto presto, il vento e' minore alle prime ore dell'alba, rivedo i miei fantasmi, i miei demoni... sono sempre vicini, ma non sorridono, sono piu' rispettosi, non fanno sberleffi, sanno che sono riuscito ad arrivare a Cullen, sanno che sono riuscito ad arrivare a Cullen.

Ora vi scrivo da Rio Grande.

Dura lex, sed lex. Giornate dure.


Prendo in prestito da mia madre una citazione che proviene dai suoi profondi studi giovanili di latino per descrivere la legge patagone. Questa terra non fa sconti, nemmeno quando mancano poche centinaia di chilometri alla Fin de Mundo. Due giorni fa ho percorso 180 km da Rio Gallegos a Cerro Sombrero, ho passato la frontiera tra Argentina e Cile, ho preso il traghetto per passare lo Stretto di Magellano. Ho affrontato tanti chilometri tranquilli, con il vento calmo o alle spalle, poi d'improvviso tutto cambia, il vento si fa laterale, ti sposta da una parte all'altra della strada, ti colpisce forte di lato, e tu non puoi far altro che pedalare, stando attento a non cadere, cos¡ per venti, trenta, quaranta km, la gente che passa ti saluta e ti incoraggia con il pollice alzato. Poi finalmente la strada svolta a sinistra e il vento diventa alleato. Ecco il pueblo cercato e l' hostal Cruz de Sur, una casa con una famiglia che ti accoglie con gentilezza. La sera, dopo cena, con il figlio della signora, Danilo, che gestisce l'hostal suoniamo un po' la chitarra... piu' che altro lui, la piccola Sofia corre da tutte le parti e il sonno arriva presto. Il ragazzo continua a suonare dolcemente musiche dei Pink Floyd, band da me molto amata, ed io dalla mia camera ascolto 'Wish you were here', 'Julian dream' ed altre canzoni. Questa volta la musica floydiana non porta, come spesso fa, i fantasmi di Roger Waters, e i demoni di Syd Barrett, che si uniscono ai miei, questa notte le note mi portano ad un sonno tranquillo e senza sogni.
P.S. Da questo pc, non posso caricare le foto.

martedì 19 gennaio 2010

L'essenza di una parola.


Ci sono dialoghi, conversazioni, telefonate di tante e tante giuste parole, a volte pero' ne basta una sola per dire tutto quello che si ha nel cuore.
E ora vi parlero' di una parola che tutto racchiude.
Con mia madre le telefonate sono dolci e da madre a figlio.
Con mio padre le telefonate sono schiette, senza parole dolci, insomma come posso dire... da uomo a uomo, passatemi il gergo...
E mio padre chiude sempre la telefonata con tre parole '"ciao e pedala". In quel 'pedala' c'e' un universo intero di sentimenti, di emozioni, di speranze.
In quel 'pedala' c'e' l'amore per un figlio lontano, per un figlio che non si sa dov'e', non si sa cosa fa, non si sa dove andra' domani. In quel 'pedala' c'e' tutta la forza di un padre che si e' fatto da solo, che ha affrontato difficolta' immense perche' orfano di padre, morto partigiano, ad appena un anno. In quel 'pedala' c'e' la speranza di raggiungere Ushuaia, e il sogno tanto agognato, e di tornare a casa, c'e' la speranza che tutto vada bene.
In quel 'pedala' c'e' la voglia di rivedere un figlio, di parlare con lui, di farsi raccontare come ha vissuto questo viaggio.
In quel 'pedala' c'e' la voglia di andare avanti, c'e' la consapevolezza di cosa stai affrontando, di tutte le difficolta' del viaggio, c'e' la voglia di non cedere, di costruire un futuro.
Ecco... tutte queste cose, e amolto altro, sento in quel 'pedala' detto da mio padre, uomo schietto e di pochi sentimentalismi.
Foto. L'acqua come essenza di una parola.

Ritorno solo.


Da due giorno ho lasciato Paolo a El Calafate, da dove tornera' in Italia e Ditmar a El Cerrito da dove andra'alla Torre del Paine.
E' stato bello condividere con i due amici (e Diego) venti giorni di duro cammino, e' stato bello parlare con loro, con Paolo di tutto, con Ditmar di storia, di pittura e di quanto pesi ancora il dramma del nazismo sulla sua generazione. Ritrovo la solitudine che mi aveva accompagnato nei primi quaranta giorni di viaggio. A dire il vero faccio un tratto di strada con due coniugi argentini... ma loro la mattina dopo si svegliano alle quattro per partire... io, dopo piu' di 4000 km devo lasciare al corpo un po' di riposo in piu' e decido di proseguire solo.
Da El Calafate a Rio Gallegos ci sono circa 310 km con una sola salita, 310 km di pampa argentina, piatta, senza alberi, solo bassi cespugli battuti dal vento. Qui gli occhi non hanno ostacoli, si puo' guardare l'orizzonte a 360 gradi, nessun ostacolo tra te e il cielo, tra te e la terra, tra te e le nuvole.
Nell' unico hostal di Rio Gallegos incontro Mauro di Vicenza, antimilitarista e pacifista, con cui dividiamo la cena... grazie del buon sugo che hai cucinato, Mauro. E il giorno dopo Giorgio proprietario di una pizzeria a Viterbo, anche con lui divido la cena, carne e verdure, grazie anche a Giorgio per aver cucinato.
Faccio i 310 km in solo due giorni, ma non perche' vado forte, ma perche' il vento mi spinge a 25-30 km orari senza pedalare... cose mai provate...

venerdì 15 gennaio 2010

Il Falco, il guanaco e la laguna.







Un grazie speciale va a Paolo, soprannominato il Falco per le sue abilita' in discesa. Un grazie per essermi stato vicino in questi venti giorni di Camino Austral, per avermi aiutato in ogni modo, per avermi fatto da meccanico, da amico, da compagno di fatica. Nei primi giorni di viaggio insieme seguivo sempre le sue traiettorie ardite ma sicure in discesa, cercando di imparere i suoi trucchi; alla fine del viaggio, lui e' diventato un po' piu' scalatore, io un po' piu' discesista. Senza di lui questo tratto di viaggio sarebbe stato molto, molto piu' duro.
La cintura dei venti. Quando sono andato as trovare mio fratello Federico, che lavorava a Londra... parlo del 1986... se non erro, mi sono comprato una cintura, che ho sempre portato con me nei viaggio anella conoscenza del 'vento'. Insieme, abbiamo conosciuto il potere di Eolo nelle scogliere di Moher, nella pianura di Stonenghe, nelle Highland scozzesi, nelle terre africane, e in quelle italiane. E ogni vento ha donato alla cintura un refolo di se', una brezza, una raffica.
Ieri ho incontrato un vento che non conoscevo, che corre a 60-70 km all'ora, che ti getta in faccia tutta la sua forza, tutto il suo potere. E ti fa avanzare come se tu fossi a piedi, e a volte ti puo' gettare a terra. Due tre quattro ore cos¡... e capisci ancora la forza della Natura. E il vento ti da due possibilita', o scendi di bicicletta e chiedi un passaggio, o vai avanti, piano, con sofferenza, e sai bene che prima o poi arriverai... anche se con ore di ritardo. Non e' una gara, e' la vita, tu e il vento, o tu e altre cose. E sai che il vento si ricordera' di questo... e anche te quando sarai in difficolta' in altre faccende... ti ricorderai di quel giorno.
Foto: Patagonia
Paolo e guanaco.
Laguna Verde e Va Lentina.

Il Camino Austral







Il Camino Austral, voluto dal Generale Augusto Ugarte Pinochet, e' un'opera mastodontica, e' una strada scavata nel ventre di monti, valli e corsi d'acqua. Come gia' sappiamo e' praticamente tutto 'ripio', ed offre ai viandanti un percorso a ritroso nel tempo, ci sono case di legno, case senza acqua, case che senza riscaldamenti. Molte volte le 'nostre' norme igeniche non sono nemmeno complemplate. Per me e' stato un vero viaggio nel tempo, un percorso vissuto con l'anima e con la mente, ho visto gesti antichi, fatiche in altri posti passate e qui ancora attuali, ho visto i volti della gente e gli occhi di Daniela. Daniela e' una bambina che vive a 100 km da Villa O'Higgins, non ha giocattoli, non ha strumenti elettronici per baloccarsi, ma ha tanti piccoli amici animali: galline, cani e gatti... con cui gioca con la sorellina e gli altri bambini. Qui la vita e' dura... per chi ci deve vivere sempre, non per il turista o il viandante che cercano l'austerita', la natura selvaggia o chissa' cosa.

martedì 12 gennaio 2010

La Patagonia, terra estrema.


Dopo tanti giorni, riesco ad aggiornare il blog, riesco a chiamare casa... ritrovo le 'comodita'' a cui l'occidentale e' abituato. Ho percorso con Paolo, che ringrazio tanto, tutto il Camino Austral, 1000 km di cui 870 di 'ripio', sterrato con pietre e sassi 15.000 metri di dislivello. Ora scrivo da El Chalten repubblica argentina, ho appena lasciato il Cile.
La Patagonia, temevo che quando sarei arrivato qua... i contatti con gli 'umani' sarebbero diminuiti, e cos¡ e' stato... qui e' la Natura che comanda, una Natura estrema, difficile, cruda, ma di una bellezza unica. la Patagonia ti entra nel sangue, ma sopratutto nella mente, piano piano... ti mette di fronte alle tue debolezze, alle tue certezze, alle tue forze, ai tuoi dubbi.
Lei e te, lei grande possente, vivente... densa di montagne, neve, acque cristalline, salite faticose e te piccolo uomo che niente sei al suo confronto... e lei lo sa... e gioca con te, ti mostra la sua bellezza splendente, la sua forza unica, e ti dimostra che niente sei al suo cospetto. Ma sa che sei venuto a cercarla, perche' l'ami, perche' la sogni, perche' vive in te, e allora ti rispetta, non e' troppo cruda, non e' troppo sfiancante.
La Patagonia non accetta debolezze, qui o si va avanti, a volte anche senza forze o si torna a casa.
La parte animalesca dell'uomo, in alcuni mai sopita, qui si ritrova a casa, questo e' l'ambiente primordiale dell'animale, del lupo, e c'e' il rischio di perdersi in questa universo cos¡ diverso da quello abituale, un'universo dalla forza travolgente e invitante.
E ti ritrovi solo, anche se ci sono altre persone con te, perche' sai che questa sensazione e' solo tua, e la vivi interamente, complentamente in una solitudine perfetta ed attesa perche' questa terra ti chiamava da anni e tu la cercavi da anni.
E sai che il viaggio non e' finito, ancora tanta strada ti aspetta, tanti chilometri, e sai che dovrai ancora affrontare la pampa, le sue distese desolate, il suo vento e la sua solitudine, e sai anche che lo faria con tranquillita', con serenita', con la consapevolezza di vivere interamente questo pellegrinaggio fuori di te, ma sopratutto dentro di te. E poi la Terra del Fuoco...

sabato 2 gennaio 2010

Compagni di viaggio.



Il traghetto per Chaiten parte alle 24.00, nel pomeriggio faccio il biglietto e conosco Andres, svizzero, che vive in Nicaragua, in moto va al Sud, lo incontro anche dopo, prima di salire sul 'barco'. Nella stiva della nave che mi portera' sul Camino Austral, conosco Ditmer, tedesco, professore di Storia e di Latino, Diego, spagnolo insegnante di Ed. Fisica, e Paolo, di Venezia, tecnico della Telecom. Faremo un pezzo di strada insieme. Chaiten e' un paese fantasma, un vulcano due anni fa lo ha quasi distrutto... i segni sono ancora molto evidenti. Ora scrivo da Coyhaque, dopo aver percorso quasi 500 km di Carettera Austral, sono ancora con Ditmer e ovviamente con Paolo, e ho conosciuto il famoso 'ripio', strada senza asfalto. Ci sono diversi tipi di ripio, di terra battuta, di sassi e buche, di pietre sporgenti e di pozzanghere pericolose. In questi sei giorni la pioggia e' diventata compagna di viaggio quasi costante, ore e ore sotto un'acqua fina, fitta e abbondante. La fatica e la pioggia diventano compagne di percorso, e dopo un po' te ne dimentichi quasi. Il ripio... invece ti entra nelle ossa, le salite sono dure, le discese, su sassi, buche e pietre aguzze pericolose. Una notte con Paolo, abbiamo dormito in tenda, ci siamo fatti una buona pasta, pane con duce de leiche e anche il caffe'. Sono ormai da sei giorni in Patagonia, la Patagonia ti avvolge, ti prende ti rende consapevole della grandezza della Natura, della sua forza della sua bellezza e della sua potenza.
La strada mi ha messo davanti due compagni, sopratutto Paolo, oltre che brava persona, e' ciclista esperto e ottimo meccanico, ha viaggiato in bicicletta in Islanda, con un amico, in Messico e Siberia da solo. E' la seconda volta che viene in Patagonia in bici. La strada...mi ha messo accanto un'alleato prezioso e non si puo' rifiutare, faremo un pezzo di strada insieme.
Immagine del vulcano a Chaiten, presa da internet