Qui è riportato il 'simbolo' del viaggio. Grazie a Cecilia per il disegno.

Transamerica 2009

Transamerica 2009
Questo è il percorso della 'Transamerica 2009', che potrà subire variazioni dettate da condizioni atmosferiche e psico fisiche. E non rifiuterà altri mezzi di trasporto.

Patrocini e collaborazioni

Patrocini e collaborazioni

martedì 19 ottobre 2010

Nel nome di un amico.

Dopo un po' di tempo aggiorno il blog, e lo faccio ricordando un amico: Roberto di Spirito.
Roberto, uomo di legge e di giustizia, uomo di bontà e fermezza, uomo di amicizia e altruismo.
Non è con noi, ma sarà sicuramente da qualche altra parte, in qualche altra misteriosa forma.
Oppure è ancora con noi, ma in modo diverso.
Era forte il legame che ci univa, e la sua famiglia resta per me una parte importante di Roberto.
Pochi giorni fa siamo andati a trovare i suoi genitori; la loro accoglienza è stata come me la ricordavo, come me la immaginavo, calorosa, forte, e un po' triste.
Abbiamo tanto parlato, di vita, di speranze, di sogni, di morte, del loro figlio, dei loro altri figli, dei nipotini. Il babbo sempre apparentemente forte e deciso, la mamma sempre tenera e qualche volta con gli occhi bagnati quando ricorda... C'era anche la nipotina... che Roberto non ha conosciuto, ma che sapeva sarebbe arrivata. E' stato bello ritornare in quella casa, anche se ovviamente triste, è stato bello rivedere i genitori del mio amico, che un'autostrada o chissà cosa ha portato lontano.
Potrei dedicare molte righe a quest'uomo, ma forse non sarebbe stato contento, era un ragazzo schivo, non voleva esibirsi, ma solo vivere da uomo per gli uomini. Voleva avere un amore, una famiglia e amarle.
Certo... mi manca il mio amico, mi mancano le sue parole, la sua forza, il suo senso di giustizia, i suoi arrivi sul pesante tir... mi manca, certo che mi manca.
Però... però... quando intraprendo un viaggio, quando penso ad un nuovo progetto, ad un sogno... lui viene puntalmente a trovarmi, e lo fa facendomi incontrare i camion della ditta per cui lavorava. Quando in autostrada vedo un tir con una certa scritta... e sto pensando a qualcosa di nuovo... so che Roberto mi dice...: "Vai avanti amico mio, vai avanti."

venerdì 13 agosto 2010

Per Marco (Gaspe)


Dopo molte settimane riesco ad aggiornare finalmente il blog. Cause lavorative mi hanno tenuto lontano dal computer. Da tempo una nuova idea, un nuovo viaggio vagabonda nella mia mente, ma in questi tempi sono stato lontano da casa, e non ho potuto curare il progetto.
A farlo è stato l'amico Marco Gasperini, 'amico del mio amico' Domenico, alias Scuppula.
Marco mi ha aiutato a dipanare un'idea, che poi è diventata progetto ed ora obiettivo.
Insomma questo post è a lui dedicato, un ragazzo davvero in gamba, una persona rara..., un amico.
Tra poco pubblicheremo il nuovo progetto-viaggio.
Un saluto a tutti

venerdì 4 giugno 2010

Valentina e Va-Lentina.


Quando ho scelto il nome della bicicletta che mi avrebbe accompagnato nella Transamerica 2009, ho seguito il consiglio di un'amica... l'ho chiamata Va-Lentina, per due semplici motivi, il primo perchè il viaggio sarebbe stato all'insegna della lentezza e il secondo, ma non meno importante perchè con il nome Va-Lentina e quindi Valentina, ho voluto sintetizzare l'affetto per tutti i ragazzi del Centro, in provincia di Como, dove ho lavorato l'anno scorso e dove sto adesso lavorando.
Valentina è una ragazza che frequenta il Centro, e con lei immediatamente sono sorti un'intesa profonda e una bella amicizia. Dando il suo nome alla bicicletta ho voluto rappresentare tutti i ragazzi disabili del Centro. Insomma, un nome, tante storie, un nome, tante persone.
Un saluto particolare quindi a Valentina
La foto è stata pubblicata con l'assenso dell'interessata.

venerdì 30 aprile 2010

25 aprile


Come ogni anno anche questo 25 aprile è passato con le dovute manifestazioni e celebrazioni. Ma ogni anno le persone sono sempre meno, i vecchi partigiani via via muoiono, la gente o almeno una parte tende a non partecipare a queste ricordanze. Con mio padre ero ad Agliana dove, lui e mio nonno Magnino, abitavano. Mio fratello invece era a Treppio, dove in combattimento fu ucciso Magnino.
Qui, ad Agliana, il 25 aprile è ancora sentito, tante sono le persone che partecipano ed è sentibile la commozione che li accompagna. Quest'anno il corteo è passato da tutti i cippi dei caduti per la libertà del Comune. Sono stato onorato di portare con mio padre una ghirlanda di alloro al monumento, situato nella piazza centrale del paese, di Magnino e dei altri tre partigiani caduti. E' stato bello porre la ghirlanda, essere vicino a mio padre, davanti a tutte le autorità ed al popolo aglianese a rendere omaggio a Magnino a Germano, Adelmo e Ivan Paolo. Mi piacerebbe parlare di mio nonno... di quando liberò un suo compagno dall'ospedale del Ceppo di Pistoia, di quando andò ad ordinare la bara all'amico Ivan Paolo, scoprendosi alle autorità del regime, di quando tesseva la tela dell'antifascismo aglianese. Oppure di quando era a capo della Brigata Bozzi, o del suo sacrificio sulla collina di Treppio per salvare tutti i suoi compagni.
Poi la sera, con l'amico Gaspe, è stato la volta del concerto dei Modena City Ramblers... ed è stata la serata degli
ossimori. Sentivo i giovani che cantavano... 'no allo sfruttamento' e guardavo i loro vestiti, molti dei quali di aziende presenti nel libro nero delle multinazionali che sfruttano i popoli 'poveri'. Altro ossimoro: tanti, tantissimi si definiscono ecologisti... appoggiano giustamente le varie campagne per le Natura... ma poi lasciano l'area del concerto come una delle peggiori discariche. Gettano a terra di tutto. Ultimo ossimoro: cantano inni e vecchie storie senza sapere cosa comportano, da dove vengono, quanti morti hanno fatto... Insomma... una serata all'insegna degli ossimori.
Foto: Magnino Magni

sabato 24 aprile 2010

Spostiamo il limite

http://www.youtube.com/watch?v=VJMbk9dtpdY&translated=1

Questa è la storia di un padre e un figlio che insieme hanno compiuto qualcosa di veramente grande: portare a termine un'Ironman (3.800 metri di nuoto + 180 km in bicicletta + 42,195 km di corsa).

giovedì 15 aprile 2010

Il paese degli spiriti






Ci sono momenti in un viaggio e sopratutto nella vita, che le difficoltà sono tante, forse troppe e allora cerchi nuove energie dentro di te, nei tuoi affetti, nel tuo passato. E quando pedali sotto il sole cocente, ad alta quota, o sotto una pioggia sferzante o contro un vento 'animale'... sai che hai scelto tutto ciò e tutto è così come deve essere, come tu lo avevi immaginato. Ma nei momenti bui, nella tua amata solitudine, i pensieri vanno ai tuoi affetti, ai tuoi amici, alla tua famiglia, ad amori perduti o impossibili, ad una ragazza per cui la fatica diventa un piacere. Ma a volte non basta... e allora contro demoni e fantasmi ecco arrivare gli amati spiriti e allora vedo Alessandro, mio zio... parlarmi pacato e sorridente indicarmi la via e darmi una pacca sulla spalla. E odo mio nonno Beppe, uno dei punti di riferimento della mia infanzia, odo le sue parole di conoscenza e coraggio e ricordo così bene il suo volto. Vedo mia nonna Fulvia, moglie di Magnino, che giovane vedova mai si è risposata, sempre fedele al suo amore. E là tra sudore e fatica vedo l'amico Roberto, la sua voglia di giustizia e di amore... e sento grande la sua forza, che mi dice di andare avanti... E poi tra fiori e mare reincontro Veronica, bellissima come sempre, posso toccare ancora una volta i suoi lunghi capelli, il suo bel viso e ascolto il suo canto tra un'onda e un soffio di vento. E poi là dove la fatica sembra prevalere, vedo Magnino, mio nonno, nel rosso di un tramonto, vedo le sue armi e vedo che le getta a terra e mi dice "Queste sono le mie armi, ma non ne hai bisogno, non ora, avanti uomo, vai avanti. Mi dispiace di non averti mai abbracciato, piccolo mio". Allora la fatica si fa dolore ma non la senti, e vai avanti, fino a una meta... non importa quale o se non c'è.
Foto di Paolo e nino

giovedì 8 aprile 2010

Nino Front page man


E' uscito sulla Nazione di Martedì 6 Aprile un ampio articolo dedicato all'Ultimocavaliere: una intervista sul suo recente viaggio in sud America.

sabato 3 aprile 2010

E d'improvviso.




All'improvviso la sento arrivare, è notte, il vento ulula... e la Patagonia torna prepotente, senti il suo richiamo, senti la sua voce, il suo canto. Come le sirene di Odisseo ammaliano questo viandante... e non voglio cera nelle orecchie, legatemi all'albero della nave, ma lasciatemi ascoltare il vento patagone, il fuoco di Atacama, la legge del deserto. Lasciatemi ascoltare il canto delle donne e della luna, il rumore della pioggia che cade nel mare, il calore della fatica. No, non voglio cera nelle orecchie come i marinai dell'uomo di Penelope. Voglio solo sentire il richiamo della natura, il richiamo della foresta, le parole delle notti stellate nel deserto. Mi sveglio un attimo... dove sono... nel letto di casa mia, ma il vento patagone ormai si è impossessato della mia anima, riarsa dal sole cileno. Conosco quel vento, conosco le sue parole: vuole tornare a casa. Ma non è ancora tempo, non è ancora il momento, non è ancora il momento. Ma la decisione è da tempo presa: riprendere il cammino.
Tutte le foto di questo post sono di Paolo Bastianello.

martedì 30 marzo 2010

Elogio della fatica




Storie dal Camino Austral: sento chiaramente tutte le fibre del mio corpo tendersi un'altra volta, l'ennesima volta , l'ha già fatto mille e mille volte. Una pedalata dietro l'altra, senza fretta, senza timore. Sento fortemente il sangue che scorre nelle vene, veloce, caldo. Odo il cuore che batte forte e sicuro, stanco ma sempre pronto a tutto. Sono nove ore che pedalo oggi, non c'è stato riposo, pausa, se non per cibarsi. Tanta la salita fatta, salita dura, ripida e difficile. Altrettanta è stata la discesa, acciottolata e traditrice, sospettosa e pericolosa. Il divino Pluvio ha mandato sulla terra una quantità di pioggia incredibile. Sento gli indumenti esterni bagnati dall'acqua, quelli interni madidi di sudore. Tra due ore c'è un traghetto da prendere, non posso perderlo, il prossimo sarà tra molti giorni. Mancano trenta km... non ci dovrebbero essere problemi. Mai però, cercare di 'governare' le leggi patagoni. Infatti ecco la sorpresa: gli ultimo trenta km sono di salita, e una salita pesante e ripida, tutta di 'ripio' e di pioggia. La mente e il corpo hanno un sussulto, un attimo di cedimento, sono titubanti, 'non ce la faremo mai' gridano. Arriva in soccorso l'esperienza, la voglia di soffrire ancora, la voglia di gettare il cuore avanti. Forza, forza, uomo, una pedalata dopo l'altra. E la fatica diviene regina incontrastata. E l'uomo diventa una rosa, con petali e bocciolo centrale. La fatica ti toglie un petalo dopo l'altro, una certezza dopo l'altra, la senti sempre più prepotente, e ogni minuto che passa un petalo cade. E i petali sono tutte le leggi che la società ti ha imposto, che gli altri ti hanno imposto, che tu stesso ti sei dato. Tutto lentamente cede, i petali se ne vanno, rimanendo macchie colorate nella scura Carrettera. Piano piano si arriva al bocciolo centrale, la fatica continua, lacerante e crescente. Le gambe urlano la propria stanchezza, il corpo vuole fermarsi e la mente lo stesso. E' allora il bocciolo centrale, quello primitivo, ora scoperto, a prendere il comando: "Avanti, avanti! Senza timore, serrare le file, proteggere i fianchi!" Eccolo lì il bocciolo centrale, la parte più pura dell'anima umana, la parte vera, quella non toccata dai dogmi della società e del mondo costituito. Eccolo lì puro e candido, pronto ad andare avanti. Ci siamo, ecco la cima, e ora giù in discesa, tra buche e sassi, tra acqua e massi. D'improvviso arriva il mare, prima colpisce con l'odore, poi con il colore, ecco il mare, ecco il traghetto... siamo arrivati, siamo arrivati in tempo.
Foto di Paolo e nino

lunedì 1 marzo 2010

La femminilità del Camino Austral.




Da qualche anni ormai cammino nel mondo, spesso in luoghi lontani dalle comodità, dalle certezze e dalla civiltà. Ma la Transamerica è stata un'esperienza diversa, avevo come casa la strada, che mi ha accolto come una madre, regalandomi paesaggi incomparabili, persone rare e un'umanità dimenticata. Mi ha regalato sole cocente, vento impetuoso e pioggia battente. Ho assaporato una libertà totale, senza schemi, senza orari, a volte senza meta. La Natura mi ha aperto la sua millenaria anima, e la sua femminilità. Il Camino Austral, come spesso ripeto è stata un'esperienza affascinante: e' impressionante la quantità di acqua che è lì presente. Per me l'acqua è sinonimo di femminilità è la culla del mondo è la dimora non solo del feto prima di nascere, ma un porto sicuro e riposante nella vita umana. E la Patagonia cilena esprime una femminilità molto forte, l'acqua ti avvolge, ti accarezza, ti rende partecipe di se stessa, ti fa sentire uomo. Ti sussura parole dimenticate, sogni ancora da sognare, ti invita a conoscerla meglio. E allora diventi un viandante estremo, un uomo senza terra, un'esteta del mondo e della gente, e cammini cammini su una strada che potrebbe essere quella di un qualunque posto, di un qualunque nulla. Un uomo in fuga, in fuga dalla civiltà, dai veleni, dalle apparenze, dalle esasperate tecnologie e forse da se stesso. Un uomo in cerca di un rapporto diverso con il mondo, con la natura e con se stesso. Un uomo in cerca di silenzi e solitudine, di rumori e di odori nuovi, di gente e popoli.
P.S. In queti giorni il Cile è stato devastato dal terremoto, il popolo cileno è stato sottoposto negli anni a tante tragedie, lentamente, dolorosamente riuscirà anche a risollevarsi dall'ennesimo disastro.

giovedì 11 febbraio 2010

Ushuaia.







Da pochi giorni sono a casa, nell'amata terra toscana, nell'amata valle pistoiese che tanta natura e bellezza dona a coloro che vi abitano. Gli ultimi giorni fueghini sono stati all'insegna della calma, del riposo e dei ricordi. Nell'ostello dove sono approdato, in compagnia di Gustavo e Cristina, si respira un'aria internazionale, un'aria molto piacevole e amicale. Qui conosco Anna, una ragazza di Torino, in viaggio in Argentina alla ricerca 'dei ricordi di un suo caro amico', oggi scomparso. E' nella mia stessa camerata, e la prima volta ci salutiamo in spagnolo, ci incontriamo di nuovo al supermercato e ancora un breve colloquio in spagnolo. All'ostello mi chiede se ho bisogno del forno a microonde... e lo fa ancora in castigliano. Capisco solo dopo il suo accento italiano... ma a presentarci come connazionali e' Ariel, un dipendente dell'ostello. Dopo la cena, usciamo nella notte e nel vento fueghino e riusciamo a vedere una splendida luna piena. La sera dopo cuciniamo, sopratutto Anna, una buona carbonara per gli amici argentini.
Foto: paesaggio poco prima di Ushuaia.
Primo e unico cambio camera d'aria (penultima tappa).
Lago Escondido.

Il ritorno. Alcune foto (ho dovuto).







Riconosco gli odori della mia terra, riconosco i rumori della mia casa, riconosco i segni della mattina della mia soffitta. Sono tornato, dopo 77 giorni e 5050 km, ma la mente e' ancora lontana, e' ancora densa dell'ossessione Atacama, dei deserti cileni, dei ruscelli del Camino Austral. I miei occhi vedono ancora la pampa argentina, i volti delle piccole Sofia e Daniela, lo stretto di Magellano. I miei orecchi sono ancora saturi del vento dell'isola della Terra del Fuoco... del vento dell'Isola della Terra del Fuoco. Tanti sono i ricordi da 'catalogare', alcuni da rendere pubblici, altri no, tante sono le sensazioni da mettere al sicuro nel cuore e nell'anima, tante sono le istantanee mentali da non perdere. Ci sono suoni, profumi e rumori che non debbono cadere nell'oblio. C'e' un'esperienza di vita 'formante', che ti ha messo in contatto con tutto cio' che sei e con tutti i tuoi dubbi, le tue paure, le tue certezze, le tue forze conosciute e recondite.
C'e' un'esperienza che ti ha permesso di vedere, dopo anni di sogno e immaginazione, una parte di terra lontana e da tanto agognata. C'e' un'esperienza che ti rende vivo, capace di gettare il cuore e la mente lontano, senza paracadute, oltre gli ostacoli e le difficolta'. C'e' infine un'esperienza che potrebbe, e forse dovrebbe, essere 'traguardo', ma che sara' sicuramente 'partenza' per altri lidi, tappa di un qualcosa "altro".
Grazie a tutti voi.
Ho 'dovuto' mettere qualche foto personale...
La terza foto e' un omaggio a Christopher McCandless (In to the wild), che tante volte e' 'intervenuto' nel viaggio.
Foto: Con Va-Lentina Mi sento un po' stanchina II a Ushuaia. (Quando sono atterrato a Pisa, lei aveva scelto di restare a Madrid, e' arrivata da sola due giorni dopo). Autore Gustavo o Cristina.
Salto nella pampa argentina. Autore Paolo.
Omaggio a Christopher McCandless. Autore Paolo.
P.S. Il blog continuera' con foto, ricordi, pensieri e parole.


domenica 31 gennaio 2010

Un meccanico mi disse.

Nella penultima tappa, Rio Grande-Tolhuin, prendo una grossa buca.. che non vedo.... foro e comprometto la centratura della ruota posteriore gia' provata da quasi 5000 km di strada,
Arrivo a Tohluin e vado da un meccanico, anche se sicuramente Va Lentina avrebbe resistito agli ultimi 110 km. Quando la vado a riprendere il meccanico mi chiede cosa faccio, cosa e' importante per me... gli rispondo che ultimamente ho lavorato in un centro per disabili... Lui dopo un po', cosi' mi dice: "Dio ti ha dato l'opportunita' di vedere e conoscere la Patagonia e la Tierra del Fuego... Dio ti invita a lavorare qui... in questi luoghi, pensaci hermano"
Cosi' mi disse un meccanico a Tolhuin.

venerdì 29 gennaio 2010

Viaggio emozionale e viaggio "datale"

Credo che ci siano molti tipi di viaggio, in questi tempi ne ho conosciuti due: quello 'datale', passatemi la parola, che ha i suoi estremi nella data di partenza e in quella di ritorno e quello 'emozionale', che inizia e finisce per conto proprio.
Gia' in Brasile e in Mozambico sentii che il viaggio era terminato da agenti atmosferici e dalla Croce del Sud. In Brasile fu il vento, mentre ero su una spiaggia solitario, attorniato da palme e altri alberi ad indicarmi la via di casa. In Mozambico una notte ando' via la luce, e il cielo africano si mostro' in tutta la sua bellezza, cercai il' Cruzeiro du Sur' e per la prima volta non lo vidi, capii che era ora di lsciare quella terra.
Qui il viaggio emozionale e' finito poco dopo esser entrato nella Tierra del Fuego, da alcuni giorni sentivo dei segni leggeri che dicevano che la fine del viaggio era prossima, la certezza e' venuta da un guanaco. Percorrevo un lungo rettilineo, d'improvviso questo animale salta una recinzione ed entra nella strada, si ferma a poche decine di metri da me, che pedalo tranquillo, non si sposta, sta li', e si volta verso la mia direzione. Ho il tempo di fermarmi, guardarlo negli occhi, fotografarlo, guardarlo di nuovo, a lungo, e capire che e' ora di tornare a casa, il viaggio e' finito, li' davanti a quell'animale mansueto ed elegante. Il guanaco mi dice, chiaramente, "torna a casa, uomo, la tua terra e' lontata, vai via".

Lo specchio riflette...


Passeggiando tranquillo nelle vie di Ushuaia, in un giorno di pioggia che sa di neve, incontro una vetrina quasi di specchio, e per la prima volta dopo piu' di 70 giorni guardo attentamente la figura riflessa. I capelli ormai lunghi, senza ordine, 'capitanati' dal vento e dalla pioggia, la barba non piu' tagliata dal 18 novembre, presenta tre colori, i baffi, biondi, i peli sulle guance, castano scuro, quelli ai lati del mento, bianchi... per non dimenticare che non sei piu' un ragazzino. Il viso bruciato dal sole e dal vento con ai lati degli occhi delle strane righe non abbronzate. E sotto i vestiti, senti gambe piu' muscolose e torace, spalle e braccia meno forti. Un corpo che e' cambiato.
Ma forse quello che e' piu' cambiato e' la mente, e' l'anima, e' l'anima-animale. Ora il segno di Caino e' leggermente sopito. Ma tra qualche tempo, bastera' un tramonto, bastera' una costellazione, bastera' il sorriso di una bambina, bastera' un soffio di vento per scoprire brace ardente sotto la cenere e sentire la necessita' di ripartire.

giovedì 28 gennaio 2010

Magnino e' arrivato ad Ushuaia.


Da Rio Grande, dove mi sono fermato due giorni, e dove ho conosciuto Federico un ragazzo di Brescia, sono ripartito e dopo 210 km circa arrivato ad Ushuaia. La prima tappa e' arrivata a Tolhuin, e non e' stata dura, se non per una foratura, la prima e unica, dato che ho camere d'aria che possono reggere 15-20 forature, un po' di vento, sole e una breve grandinata.
Da qui ho proseguito in compagnia dei due coniugi argentini incontrato giorni fa.
L'ultima tappa e' stata leggermente faticosa, un po' di pioggia, un po' di salita, un po' di vento... ma ormai Ushuaia era vicina vicina.
Dopo 70 giorni, 5000 km, sono ad UShuaia, un grazie a tutti coloro che mi sono stati vicini.

domenica 24 gennaio 2010

Il vento patagone.







Cerro Sombrero-Cullen, 50-60 km, la strada e' di ripio (sterrato), in questo tratto di carrettera si consuma forse una delle giornate piu' dure, se non la piu' dura, di tutto il pellegrinaggio. Il vento si fa sentire quasi subito, ma e' alle mie spalle, poi la strada gira verso est, e inizia la fatica, il vento si intensifica, forti raffiche mi arrivano dal lato destro, mi spostano al centro della carreggiata, all'improvviso, con violenza, con forza, e' difficile stare 'in piedi', vento e buche rendono precario l'equilibrio. Non e' facile descrivere a parole quello che si prova in quei momenti, il rischio e' alto, si puo' cadere in ogni istante, il rumore del vento e' assordante, e credetemi quando dico assordante, la sua forza e' a me sconosciuta, debordante ed incredibile. Ed e' in quei momenti che li vedi tutti i tuoi fantasmi, i tuoi demoni ti vengono a cercare, li vedi, sono a pochi metri da te, librati a mezz'aria, e ridono di te, sghignazzano, ti dicono brutte parole, ti dicono che non arrivarai alla fine, che sei un pazzo, e che non dovevi andare in Patagonia a cercarli.
E tu sei li', piccolo uomo ora barbuto, con tutto te stesso che lotta contra i venti, contro i demoni, contro se stesso. E capisci che non si puo' andare avanti, troppo il rischio, troppo forti le raffiche, il buon senso parla chiaro, e lo ascolti. Cullen e' vicino, e' dietro l'angolo, e anche se non e' fine tappa e' una meta intermedia, gia' preventivata in caso di vento forte. E arriva, Cullen, gli ultimi metri li faccio a piedi, e il vento fa cadere la bici tre, quattro, cinque volte, una volta mi impenna la ruota davanti, mi ferma, non mi fa andare avanti, gli ultimi cento metri a piedi sono durissimi. Cullen e' una stabilimento dove si lavora il gas, c'e' un gabbiotto di controllo con due guardie dentro, e' li' che trovo rifugio, dove Patriçio e Alvaro mi danno caffe' e latte e il gestore del distributore un grosso panino. E poi telefonano al capo del centro per farmi pernottare... mi danno cena, una comoda camera, la colazione e cibo per due giorni di viaggio. straordinaria la solidarieta' di questi uomini. Un grazie anche a Luis e Alexis. E' da loro che scopro che il vento oggi, soffiava dagli 80 ai 100 km orari.
La mattina dopo riparto presto, il vento e' minore alle prime ore dell'alba, rivedo i miei fantasmi, i miei demoni... sono sempre vicini, ma non sorridono, sono piu' rispettosi, non fanno sberleffi, sanno che sono riuscito ad arrivare a Cullen, sanno che sono riuscito ad arrivare a Cullen.

Ora vi scrivo da Rio Grande.

Dura lex, sed lex. Giornate dure.


Prendo in prestito da mia madre una citazione che proviene dai suoi profondi studi giovanili di latino per descrivere la legge patagone. Questa terra non fa sconti, nemmeno quando mancano poche centinaia di chilometri alla Fin de Mundo. Due giorni fa ho percorso 180 km da Rio Gallegos a Cerro Sombrero, ho passato la frontiera tra Argentina e Cile, ho preso il traghetto per passare lo Stretto di Magellano. Ho affrontato tanti chilometri tranquilli, con il vento calmo o alle spalle, poi d'improvviso tutto cambia, il vento si fa laterale, ti sposta da una parte all'altra della strada, ti colpisce forte di lato, e tu non puoi far altro che pedalare, stando attento a non cadere, cos¡ per venti, trenta, quaranta km, la gente che passa ti saluta e ti incoraggia con il pollice alzato. Poi finalmente la strada svolta a sinistra e il vento diventa alleato. Ecco il pueblo cercato e l' hostal Cruz de Sur, una casa con una famiglia che ti accoglie con gentilezza. La sera, dopo cena, con il figlio della signora, Danilo, che gestisce l'hostal suoniamo un po' la chitarra... piu' che altro lui, la piccola Sofia corre da tutte le parti e il sonno arriva presto. Il ragazzo continua a suonare dolcemente musiche dei Pink Floyd, band da me molto amata, ed io dalla mia camera ascolto 'Wish you were here', 'Julian dream' ed altre canzoni. Questa volta la musica floydiana non porta, come spesso fa, i fantasmi di Roger Waters, e i demoni di Syd Barrett, che si uniscono ai miei, questa notte le note mi portano ad un sonno tranquillo e senza sogni.
P.S. Da questo pc, non posso caricare le foto.

martedì 19 gennaio 2010

L'essenza di una parola.


Ci sono dialoghi, conversazioni, telefonate di tante e tante giuste parole, a volte pero' ne basta una sola per dire tutto quello che si ha nel cuore.
E ora vi parlero' di una parola che tutto racchiude.
Con mia madre le telefonate sono dolci e da madre a figlio.
Con mio padre le telefonate sono schiette, senza parole dolci, insomma come posso dire... da uomo a uomo, passatemi il gergo...
E mio padre chiude sempre la telefonata con tre parole '"ciao e pedala". In quel 'pedala' c'e' un universo intero di sentimenti, di emozioni, di speranze.
In quel 'pedala' c'e' l'amore per un figlio lontano, per un figlio che non si sa dov'e', non si sa cosa fa, non si sa dove andra' domani. In quel 'pedala' c'e' tutta la forza di un padre che si e' fatto da solo, che ha affrontato difficolta' immense perche' orfano di padre, morto partigiano, ad appena un anno. In quel 'pedala' c'e' la speranza di raggiungere Ushuaia, e il sogno tanto agognato, e di tornare a casa, c'e' la speranza che tutto vada bene.
In quel 'pedala' c'e' la voglia di rivedere un figlio, di parlare con lui, di farsi raccontare come ha vissuto questo viaggio.
In quel 'pedala' c'e' la voglia di andare avanti, c'e' la consapevolezza di cosa stai affrontando, di tutte le difficolta' del viaggio, c'e' la voglia di non cedere, di costruire un futuro.
Ecco... tutte queste cose, e amolto altro, sento in quel 'pedala' detto da mio padre, uomo schietto e di pochi sentimentalismi.
Foto. L'acqua come essenza di una parola.

Ritorno solo.


Da due giorno ho lasciato Paolo a El Calafate, da dove tornera' in Italia e Ditmar a El Cerrito da dove andra'alla Torre del Paine.
E' stato bello condividere con i due amici (e Diego) venti giorni di duro cammino, e' stato bello parlare con loro, con Paolo di tutto, con Ditmar di storia, di pittura e di quanto pesi ancora il dramma del nazismo sulla sua generazione. Ritrovo la solitudine che mi aveva accompagnato nei primi quaranta giorni di viaggio. A dire il vero faccio un tratto di strada con due coniugi argentini... ma loro la mattina dopo si svegliano alle quattro per partire... io, dopo piu' di 4000 km devo lasciare al corpo un po' di riposo in piu' e decido di proseguire solo.
Da El Calafate a Rio Gallegos ci sono circa 310 km con una sola salita, 310 km di pampa argentina, piatta, senza alberi, solo bassi cespugli battuti dal vento. Qui gli occhi non hanno ostacoli, si puo' guardare l'orizzonte a 360 gradi, nessun ostacolo tra te e il cielo, tra te e la terra, tra te e le nuvole.
Nell' unico hostal di Rio Gallegos incontro Mauro di Vicenza, antimilitarista e pacifista, con cui dividiamo la cena... grazie del buon sugo che hai cucinato, Mauro. E il giorno dopo Giorgio proprietario di una pizzeria a Viterbo, anche con lui divido la cena, carne e verdure, grazie anche a Giorgio per aver cucinato.
Faccio i 310 km in solo due giorni, ma non perche' vado forte, ma perche' il vento mi spinge a 25-30 km orari senza pedalare... cose mai provate...

venerdì 15 gennaio 2010

Il Falco, il guanaco e la laguna.







Un grazie speciale va a Paolo, soprannominato il Falco per le sue abilita' in discesa. Un grazie per essermi stato vicino in questi venti giorni di Camino Austral, per avermi aiutato in ogni modo, per avermi fatto da meccanico, da amico, da compagno di fatica. Nei primi giorni di viaggio insieme seguivo sempre le sue traiettorie ardite ma sicure in discesa, cercando di imparere i suoi trucchi; alla fine del viaggio, lui e' diventato un po' piu' scalatore, io un po' piu' discesista. Senza di lui questo tratto di viaggio sarebbe stato molto, molto piu' duro.
La cintura dei venti. Quando sono andato as trovare mio fratello Federico, che lavorava a Londra... parlo del 1986... se non erro, mi sono comprato una cintura, che ho sempre portato con me nei viaggio anella conoscenza del 'vento'. Insieme, abbiamo conosciuto il potere di Eolo nelle scogliere di Moher, nella pianura di Stonenghe, nelle Highland scozzesi, nelle terre africane, e in quelle italiane. E ogni vento ha donato alla cintura un refolo di se', una brezza, una raffica.
Ieri ho incontrato un vento che non conoscevo, che corre a 60-70 km all'ora, che ti getta in faccia tutta la sua forza, tutto il suo potere. E ti fa avanzare come se tu fossi a piedi, e a volte ti puo' gettare a terra. Due tre quattro ore cos¡... e capisci ancora la forza della Natura. E il vento ti da due possibilita', o scendi di bicicletta e chiedi un passaggio, o vai avanti, piano, con sofferenza, e sai bene che prima o poi arriverai... anche se con ore di ritardo. Non e' una gara, e' la vita, tu e il vento, o tu e altre cose. E sai che il vento si ricordera' di questo... e anche te quando sarai in difficolta' in altre faccende... ti ricorderai di quel giorno.
Foto: Patagonia
Paolo e guanaco.
Laguna Verde e Va Lentina.

Il Camino Austral







Il Camino Austral, voluto dal Generale Augusto Ugarte Pinochet, e' un'opera mastodontica, e' una strada scavata nel ventre di monti, valli e corsi d'acqua. Come gia' sappiamo e' praticamente tutto 'ripio', ed offre ai viandanti un percorso a ritroso nel tempo, ci sono case di legno, case senza acqua, case che senza riscaldamenti. Molte volte le 'nostre' norme igeniche non sono nemmeno complemplate. Per me e' stato un vero viaggio nel tempo, un percorso vissuto con l'anima e con la mente, ho visto gesti antichi, fatiche in altri posti passate e qui ancora attuali, ho visto i volti della gente e gli occhi di Daniela. Daniela e' una bambina che vive a 100 km da Villa O'Higgins, non ha giocattoli, non ha strumenti elettronici per baloccarsi, ma ha tanti piccoli amici animali: galline, cani e gatti... con cui gioca con la sorellina e gli altri bambini. Qui la vita e' dura... per chi ci deve vivere sempre, non per il turista o il viandante che cercano l'austerita', la natura selvaggia o chissa' cosa.

martedì 12 gennaio 2010

La Patagonia, terra estrema.


Dopo tanti giorni, riesco ad aggiornare il blog, riesco a chiamare casa... ritrovo le 'comodita'' a cui l'occidentale e' abituato. Ho percorso con Paolo, che ringrazio tanto, tutto il Camino Austral, 1000 km di cui 870 di 'ripio', sterrato con pietre e sassi 15.000 metri di dislivello. Ora scrivo da El Chalten repubblica argentina, ho appena lasciato il Cile.
La Patagonia, temevo che quando sarei arrivato qua... i contatti con gli 'umani' sarebbero diminuiti, e cos¡ e' stato... qui e' la Natura che comanda, una Natura estrema, difficile, cruda, ma di una bellezza unica. la Patagonia ti entra nel sangue, ma sopratutto nella mente, piano piano... ti mette di fronte alle tue debolezze, alle tue certezze, alle tue forze, ai tuoi dubbi.
Lei e te, lei grande possente, vivente... densa di montagne, neve, acque cristalline, salite faticose e te piccolo uomo che niente sei al suo confronto... e lei lo sa... e gioca con te, ti mostra la sua bellezza splendente, la sua forza unica, e ti dimostra che niente sei al suo cospetto. Ma sa che sei venuto a cercarla, perche' l'ami, perche' la sogni, perche' vive in te, e allora ti rispetta, non e' troppo cruda, non e' troppo sfiancante.
La Patagonia non accetta debolezze, qui o si va avanti, a volte anche senza forze o si torna a casa.
La parte animalesca dell'uomo, in alcuni mai sopita, qui si ritrova a casa, questo e' l'ambiente primordiale dell'animale, del lupo, e c'e' il rischio di perdersi in questa universo cos¡ diverso da quello abituale, un'universo dalla forza travolgente e invitante.
E ti ritrovi solo, anche se ci sono altre persone con te, perche' sai che questa sensazione e' solo tua, e la vivi interamente, complentamente in una solitudine perfetta ed attesa perche' questa terra ti chiamava da anni e tu la cercavi da anni.
E sai che il viaggio non e' finito, ancora tanta strada ti aspetta, tanti chilometri, e sai che dovrai ancora affrontare la pampa, le sue distese desolate, il suo vento e la sua solitudine, e sai anche che lo faria con tranquillita', con serenita', con la consapevolezza di vivere interamente questo pellegrinaggio fuori di te, ma sopratutto dentro di te. E poi la Terra del Fuoco...

sabato 2 gennaio 2010

Compagni di viaggio.



Il traghetto per Chaiten parte alle 24.00, nel pomeriggio faccio il biglietto e conosco Andres, svizzero, che vive in Nicaragua, in moto va al Sud, lo incontro anche dopo, prima di salire sul 'barco'. Nella stiva della nave che mi portera' sul Camino Austral, conosco Ditmer, tedesco, professore di Storia e di Latino, Diego, spagnolo insegnante di Ed. Fisica, e Paolo, di Venezia, tecnico della Telecom. Faremo un pezzo di strada insieme. Chaiten e' un paese fantasma, un vulcano due anni fa lo ha quasi distrutto... i segni sono ancora molto evidenti. Ora scrivo da Coyhaque, dopo aver percorso quasi 500 km di Carettera Austral, sono ancora con Ditmer e ovviamente con Paolo, e ho conosciuto il famoso 'ripio', strada senza asfalto. Ci sono diversi tipi di ripio, di terra battuta, di sassi e buche, di pietre sporgenti e di pozzanghere pericolose. In questi sei giorni la pioggia e' diventata compagna di viaggio quasi costante, ore e ore sotto un'acqua fina, fitta e abbondante. La fatica e la pioggia diventano compagne di percorso, e dopo un po' te ne dimentichi quasi. Il ripio... invece ti entra nelle ossa, le salite sono dure, le discese, su sassi, buche e pietre aguzze pericolose. Una notte con Paolo, abbiamo dormito in tenda, ci siamo fatti una buona pasta, pane con duce de leiche e anche il caffe'. Sono ormai da sei giorni in Patagonia, la Patagonia ti avvolge, ti prende ti rende consapevole della grandezza della Natura, della sua forza della sua bellezza e della sua potenza.
La strada mi ha messo davanti due compagni, sopratutto Paolo, oltre che brava persona, e' ciclista esperto e ottimo meccanico, ha viaggiato in bicicletta in Islanda, con un amico, in Messico e Siberia da solo. E' la seconda volta che viene in Patagonia in bici. La strada...mi ha messo accanto un'alleato prezioso e non si puo' rifiutare, faremo un pezzo di strada insieme.
Immagine del vulcano a Chaiten, presa da internet